Come assicuriamo la qualità delle traduzioni giapponese-italiano più difficili
Indice “Qualità di traduzione”
Come si valuta la qualità di traduzione?
Nel campo della traduzione, tutti – agenzie, traduttori e clienti – discutono di "qualità". Tuttavia questa è una parola fortemente inflazionata e non tutti la interpretano allo stesso modo. Infatti, eccetto forse nei domini specialistici ove vigono criteri di valutazione più specifici, valutarla secondo criteri standard è pressoché impossibile.
La priorità del traduttore dovrebbe essere garantire una traduzione sostanzialmente e formalmente corretta, cioè che rispecchi fedelmente e con sintassi e ortografia perfette il messaggio originale. La traduzione deve anche essere localizzata linguisticamente e rispondere alle eventuali specifiche aggiuntive del committente. Tuttavia, poiché si tratta di un'attività creativa, non esiste uno strumento oggettivo per valutarla come si fa per un manufatto o un prodotto tangibile. Il giudizio si basa infatti su criteri soggettivi come leggibilità, fluidità e qualità idiomatica.
Mentre la correttezza sostanziale concorre a rendere una traduzione inattaccabile quando la si considera con arido tecnicismo, ciò può non essere sufficiente perché soddisfi appieno l'esigenza dell'utente, cioè ottemperi altresì alla necessità di qualità percepita da parte dell'utente o, meglio, fornisca quel valore aggiunto che pur dandosi spesso per scontato è merce rara.
Due traduttori possono creare dallo stesso testo una traduzione sostanzialmente corretta, però diversa dall'altra per stile di scrittura, leggibilità e, appunto, qualità percepita. Il cliente però giudicherà entrambe le traduzioni anche sulla base di preferenze personali (soggettività della qualità di traduzione). Potrà anche giudicarle entrambe di buona qualità, ma alla fine sceglierà quella che ritiene più convincente secondi i propri metodi di giudizio, oltre che più appropriata al tipo d'uso che ne dovrà fare. In pratica stabilirà che un traduttore è più bravo dell'altro, mentre un altro utente sceglierebbe proprio l'altro.
In Giappone, in genere, i clienti diretti e le agenzie di traduzione preferiscono traduzioni rigorosamente letterali e con un elevato livello di uniformità strutturale al testo d'origine, preferenza che si basa sull'assunto che lingue strutturalmente diverse funzionino allo stesso modo. Tuttavia, tale approccio richiede al traduttore italiano uno sforzo di uniformità traduttiva (統一 in giapponese) ingiustificato, perché produce un risultato incoerente nell'uso locale indicando, appunto, una bassa qualità di localizzazione, uno degli standard per valutare la qualità di una traduzione.
Ippocrate
Medico, geografo e aforista greco antico
La virtù principale delle lingue è la chiarezza, che nulla può ridurre sì tanto come l'uso di parole poco familiari.
Per risparmiare, alcuni committenti richiedono espressamente traduzioni che non siano di qualità da prosa letteraria, ma semplicemente "funzionali" al loro scopo. È una tendenza particolarmente comune (e tutto sommato abbastanza comprensibile) nelle traduzioni tecniche che però, essendo spesso vincolate da specifiche come l'uso di strumenti CAT, che a causa della loro natura costringono il traduttore a lavorare in uno schema strutturale rigido, se non sufficientemente riviste manualmente producono testi poco curati nella forma e poco invoglianti alla lettura.
Comprendere alla perfezione la lingua di partenza (giapponese o italiano)
Nonostante la grammatica più semplice rispetto all'italiano e all'inglese, la lingua giapponese presenta sfide uniche. Queste non derivano solo dalla complessità dei logogrammi, difficili da apprendere nella loro totalità se non studiati sin dall'infanzia, ma anche dalla sua innata vaghezza, inorganicità espressiva, inconsistenza e, spesso, anche mancanza di linearità. Senza tralasciare le frequenti e talvolta inappropriare translitterazioni dall'inglese attraverso l'uso dell'alfabeto katakana.
In particolare, la comprensione completa della lingua giapponese è ostacolata dall'incertezza nella lettura di una vasta gamma di parole, tra cui nomi di persone, luoghi, enti governativi, contrazioni legali e amministrative, termini storici, religiosi e artistici. La sfida include anche la difficile interpretazione di traslitterazioni in katakana, speciale alfabeto ideato per rappresentare foneticamente le parole straniere, rendendo spesso complicato identificarne l'origine e la lettura corretta. La lingua giapponese è ulteriormente caratterizzata da ambiguità di genere e numero, contribuendo a renderla più vaga rispetto a lingue come l'italiano, note per la loro precisione e rigidità.
Questo obbliga il traduttore italiano a ricerche dispendiose in termini di tempo, un onere incompatibile con le necessità pratiche della traduzione commerciale e che può portare a una dispersione della concentrazione e spingere verso rischiose scorciatoie risolutive, con inevitabili conseguenze sulla qualità della traduzione.
Dato l'arduo processo di apprendimento completo della lingua giapponese – che richiede decenni, una vita intera o sicuramente molti anni di totale dedizione nel paese – la collaborazione con un traduttore madrelingua giapponese risulta non solo utile, ma spesso indispensabile per il traduttore italiano.
Analogamente, la complessità della grammatica italiana e i tratti retorici accentuati, insieme alla tortuosità delle sue forme scritte, specialmente in alcuni settori, presentano sfide considerevoli per la traduttrice giapponese. La comprensione di certi testi può diventare problematica e, troppo spesso, si risolve con traduzioni troppo letterali, che rappresentano uno dei peggiori nemici della qualità di traduzione. Questa sfida è particolarmente evidente nei testi legali, economici, politici, e così via, i quali sono spesso un'ardua impresa anche per gli italiani stessi.
In questa situazione, parallela alla precedente, la consulenza di un traduttore madrelingua italiana può effettivamente fare la differenza.
Esempio di processo di traduzione giapponese-italiano particolarmente difficile per garantirne la qualità
Siamo due traduttori freelance madrelingua – un italiano che traduce dal giapponese e dall'inglese e una giapponese che traduce dall'italiano e dall'inglese.
Nelle nostre combinazioni linguistiche siamo essenzialmente autonomi, traducendo ciascuno senza dipendere dall'assistenza dell'altro.
Tuttavia, in lavori di alta complessità come quelli storici, legali, artistici e simili, poter contare sull'immediato supporto reciproco è cruciale. Questo supporto può essere necessario per interpretare un logogramma poco comune o un'espressione idiomatica insolita, per cercare un termine che altrimenti richiederebbe molto tempo o anche solo per ottenere un suggerimento. La nostra collaborazione permette cioè di affrontare con fiducia e rapidità una vasta gamma di compiti, garantendo la qualità di traduzione che ci si aspetta da professionisti nel settore.
Di seguito è presentato un esempio del nostro processo di traduzione da giapponese a italiano di un lavoro particolarmente impegnativo, mirato a garantire la sua qualità. Seguiamo lo stesso approccio anche nelle traduzioni dall'italiano al giapponese, invertendo i ruoli.
- Il traduttore italiano esamina brevemente il testo giapponese originale per acquisirne una comprensione generale e, se necessario, individuare i punti che potrebbero richiedere chiarimenti da parte del committente.
- Inizia a cercare la traduzione degli eventuali termini specialistici di cui non è a conoscenza, se necessario coinvolgendo la traduttrice giapponese.
- Inizia a tradurre, in questa fase limitando l'attenzione alla correttezza della traduzione anziché allo stile di scrittura.
- Se necessario, verifica nuovamente con la traduttrice giapponese la correttezza di determinati termini o espressioni.
- Effettua un controllo pre-finale della traduzione (fase di verifica), questa volta con enfasi sulla correttezza espositiva e sull'integrità nella riproduzione del messaggio originale per ottenere un testo quasi definitivo. In questa stessa fase ne controlla altresì l'aderenza ai più comuni standard di stile, tra questi Il nuovo manuale di stile [Edizione 2.0] di Roberto Lesina e a quello eventualmente fornito dal committente.
- Se possibile, posticipa al giorno successivo la seconda lettura completa della traduzione. Questa fase rappresenta il fulcro del controllo di qualità, essenziale per solidificarne contenuto ed espressione. È fondamentalmente una revisione monolingua, che richiede un approccio mentale differente, liberandosi completamente dal testo originale. L'obiettivo è eliminare qualsiasi traccia di una traduzione troppo letterale dal giapponese e garantire una fluidità naturale, rendendo il testo come se fosse un nuovo elaborato, mantenendo però la fedeltà sostanziale al testo originale.
- Segue infine la correzione bozze per individuare eventuali refusi, errori mumerici e di date e d'impaginazione.
Questo è in sintesi il metodo di controllo di qualità di traduzione tra italiano e giapponese che da traduttori madrelingua applichiamo ai lavori più complessi o che richiedono un'attenzione particolare il loro utilizzo finale.
Nella pagina della traduzione generale è disponibile la sezione dedicata alla nostra esperienza di traduzione.